martedì 29 maggio 2012

Jeff Buckley.

La maggior parte delle persone mi chiedono chi sia, altri mi dicono di conoscere di lui solo una canzone, altri lo hanno conosciuto grazie alla colonna sonora delle stagioni di O.C., qualcuno non lo sopporta, altri lo amano.

Nasce in una California degli anni '60, figlio dell'altrettanto celebre e compianto Tim Buckley, passa la sua vita tra le note delle sue canzoni i quali testi ripercorrono momenti meditabondi e tragici, momenti di amore disperato e di aspettative tradite.

Tra le note di Grace, una delle sue canzoni piu' celebri viene citata quella frase che da molti verrà interpretata come una dichiarazione di morte, un testamento musicale, un ultimo addio -There's the moon asking to stay long enough for the clouds to fly me away  though it's my time coming, I'm not afraid, afraid to die -



E' solo nel 1997, mentre lavora al suo secondo album Sketches for my sweetheart the drunk che, Jeff Buckley perde la vita nel Wolf River, un affluente del Mississipi, era il 29 Maggio del 1997, 15 anni oggi.

Furono molteplici le cose che lui fece nella sua vita, suono' sotto falso nome in alcuni club americani, fece un album in francese, viaggio' per il mondo, fu apprezzato da artisti del calibro di Lou Reed, Patti Smith, Tom Verlain ma non è di questo di cui vorrei parlare, queste cose le potreste tranquillamente leggere su wikipedia.

Quello di cui vi voglio parlare è di quanto lui continui ad emozionare e a supportare moralmente persone come me, forse persone come te, la voce registrata di un'anima immortale.
Quando si ascolta Lover, you should've come over, senti quasi all'inizio della canzone la pioggia cadere, la stessa pioggia che canta lui nei primi versi, le sue canzoni sono intrise di un percettibilissimo velo triste ma anche dalla speranza, la speranza degli amanti che aspettano invano l'amato dicendo loro che c'è sempre tempo per tornare indietro. 
Come non avere l'impressione, ascoltando le prime note di Mojo Pin, di stare tra quelle lenzuola cantate da Jeff -I'm lying in my bed, the blanket is warm, this body will never be safe from harm- e come non immedesimarsi -per noi brunettes- quando in seguito la sua voce canta -still feel you hair black ribbons of coal, touch my skin to keep me whole-.
Quando ascolti So Real, non puoi fare altro che pensare a quanto sia dolce la voce che ti chiede -Love, let me sleep tonight on your couche non si puo' fare altro che sentire un brivido quando, nel bel mezzo del bridge, una voce maschile leggera come il vento e ferma come la pietra ti dice -I love you- trattenendo il sospiro per un po' fino a -but I'm afraid to love you-.
Ascoltando I know we could be so happy-,si arriva a combattere contro la forza che ti incita a prendere il telefono e cantare alla cornetta quelle parole a chiunque o a qualcuno in particolare -Oh, God, I love you and all the past we once knew, some other love becomes you, whatever else we come to, I know we could be so happy baby If we wanted to be-. Difficile non sorridere, ascoltandolo ridere nelle registrazioni live.

Anche a Jeff piaceva guardarsi indietro ogni tanto e altrettanto gli piaceva lasciarsi andare, si dice stesse cantando una canzone dei Led zeppelin -Whole Lotta Love- quando annego', ad un tratto non lo si senti' piu' e lui spari' lasciandoci le sue canzoni e le sue parole ma soprattutto, la sua voce. Una voce per i nostalgici.

I'm am the gost who come and goes.


1 commento:

  1. Per chi c'era, dimenticare lui, sarebbe come dimenticare un pezzetto della propria anima.
    Ma temo sia questione di gusti...imprinting sentimentale differente per i lustri e i decenni. :)

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