Questo sabato torna la fortunata rubrica dedicata ai vostri racconti di vita e non.
Ve l'avevo promesso - e ve l'aveva promesso anche lei- che ci sarebbe stato un seguito al preziosissimo contributo di Bì (PrecariaMENTEando) "Come i pini di Roma" della sessione precedente di MipiacequandoScrivi. Ho avuto il privilegio di leggerlo in anteprima e già immagino i vostri commenti - se li immagina sicuramente anche Bì.
Da questo post potete dedurre che Bì, oltre ad essere una fantastica blogger, è anche una di quelle persone che sanno il fatto suo. Non posso continuare a scrivere senza spoilerarvi tutto per cui mi cucio la boccuccia santa e vi lascio a lei...
Quando Lui se n’era andato, si era ripromessa di essere come i pini di Roma e non lasciarsi spezzare. Si era buttata a capofitto nel lavoro, e su quella scrivania sommersa di carte trovava la forza per far trascorrere le giornate. La felicità immensa di quella mattina le sembrava così lontana, che era arrivata perfino a dubitare che fossero mai stati una cosa sola. Spesso in sogno rivedeva quegli occhi scuri e beffardi, ed erano così maledettamente reali che poi, al risveglio, lo stomaco le rimaneva attorcigliato per tutta la giornata. Dopo quel ‘Non si sa mai’ che Lui aveva risposto al suo ‘Allora è un addio’, si era imposta di non cercarlo più. Invece dopo dei mesi l’aveva cercata Lui. Per salutarla. Alla vista di quel nome che lampeggiava sulla chat il sangue le si era gelato nelle vene ed era stata scossa da un brivido ghiacciato tanto che, nonostante il tepore della primavera romana, era corsa a chiudere la finestra e a mettersi una felpa, per smettere di battere i denti. Aveva provato a cancellare il Suo ricordo, sovrapponendogli quello di altri, ma ogni volta si ritrovava inevitabilmente a cercare quegli occhi e a pensare che quelle labbra non erano le Sue. Il Suo ricordo tornava a pungerla di un dolore acuto, lasciandole addosso uno sgradevole senso di inadeguatezza, in bocca l’amaro di parole mai dette, di un male mai espresso e mai riassorbito.
Città grigia - http://precariamentando.blogspot.it/ |
Anche lei aveva dovuto lasciare Roma, ma il ricordo di quella serata innaffiata di passione e Falanghina l’avrebbe seguita ovunque. Si era trasferita in un altro Paese, inseguendo quei sogni di carriera che, pensava, avrebbero compensato la consapevolezza dell’abbandono. Era approdata in una città grigia, dove non c’erano i pini come a Roma ma solo file interminabili di palazzi scuri, freddi, tutti uguali. A poche settimane da quel nuovo inizio, quando pensava di riuscire a voltare pagina, quel nome era tornato a lampeggiare sulla chat: ‘Siamo sotto lo stesso cielo’ diceva. Ancora Lui, sempre Lui, che ora viveva in una città rossa a poche ore di treno da lei. Stupido destino. Nonostante sapesse di correre un rischio, voleva rivederlo. Per dimostrare a sé stessa di essere forte, per dirsi che era finita, per far uscire quelle parole e chiudere la partita: così era andata da Lui nella città rossa. Si erano salutati da amici ma arrivati a casa, nel tepore della Sua stanza, lontani dal resto del mondo, era bastato che Lui le tendesse una mano perché lei gli si lasciasse andare, completamente. Nonostante la magia della notte della Falanghina fosse sparita, non aveva saputo resistergli. Va tutto bene, so quello che faccio, pensava, dominando il Suo piacere. Questa volta è diverso. Era ripartita dopo tre giorni, serena: quando Lui verrà da me, allora parlerò. Una promessa. Ma Lui non era più venuto e le parole erano rimaste chiuse nel cassetto, in attesa.
Città rossa - http://precariamentando.blogspot.it/ |
C’erano voluti parecchi mesi perché ammettesse che stava mentendo a se stessa. Una sera, dopo averlo sentito, le lacrime avevano iniziato a sgorgarle dagli occhi. Prima silenziose, si erano trasformate in singhiozzi così violenti da toglierle il respiro: per la rabbia, il dolore, la frustrazione. Perché non l’aveva mai dimenticato, perché voleva rivederlo a ogni costo.
Lo aveva invitato. Ma Lui, dispiaciutissimo, proprio quel weekend era già impegnato in montagna con amici. Pazienza, si era detta. E non ci aveva più pensato. Fino al lunedì mattina quando, acceso il pc, erano apparse sulla home page le foto della coinquilina di Lui (così amichevole con lei, quando si erano conosciute nella città rossa). ‘A city for lovers’, diceva la didascalia. Lui e lei. Assieme. Nella città grigia. Quello stesso weekend.
Questa volta gli occhi le erano rimasti asciutti. Calpestata, era l’unica parola che le attraversava la mente guardando quella coppia felice con gli occhi ancora pieni di sonno e passione. Aveva aspettato due mesi, pazientemente, facendo finta di niente, finché non era riuscita a tornare nella città rossa. Era andata da Lui. Questa volta, al Suo ‘Non si sa mai’, aveva risposto ‘Brutto bastardo, sono due anni che mi prendi in giro e mi usi. Vaffanculo’. E se n’era andata sbattendo la porta.
Aveva chiuso la partita. Ora la guerra era davvero finita.
:-)
RispondiEliminaSono solo troppo romantica se ho sperato fino alla fine che finisse diversamente?
RispondiEliminaSì, concordo con emme. Anch'io speravo finisse diversamente.
RispondiEliminaCmq, che bastardo!
Solo un vile ed egoista può usare una persona senza preoccuparsi di fare a brandelli il suo cuore.
clap clap clap per te! e puah per lui!
RispondiEliminaTriste ma molto bella!!!! E giusto per curiorita', la citta' grigia e' Bruxelles?
RispondiEliminaHehehe, no non è Bruxelles, in confronto a quella della storia, Brux è la città dell'arcobaleno!
EliminaGrande Bi! È così che si fa:) Vero scrivi troppo bene, sembra un romanzo :-)
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