lunedì 9 dicembre 2013

Una questione di poco conto.

L'ennesimo post esistenziale non ve lo aspettavate vero? Specialmente ad inizio settimana, cheppalle:

Vivo in un mondo imperfetto, surrogato della realtà ovattata che mi costruisco addosso con le parole altrui. Vivo in un mondo imperfetto dove ho imparato ad essere imperfetta a mia volta. Vedete, alla fine sono perfetta anche io, nella mia imperfezione si intende.
Gli amori che si vedono sul grande schermo sono passati dall'ideale all'imperfetto anch'essi, contaminati come sono dalla vita reale. Ed è proprio della vita reale che si parla, io che la fuggo sempre cercando in maniera talvolta ardita talvolta goffa dei nascondigli sicuri dove rintanarmi almeno per il tempo di un caffè, anche di qualcosa di piu' breve.
Insomma, diciamocelo, non ho chiesto io di essere così perfettamente imperfetta, non lo ha chiesto nessuno e in virtù di ciò me ne compiaccio.
Mi mancano le persone che mi devono mancare, sempre troppe per poterne parlare.
Tante cose da imparare e un numero discreto di altrettante cose da lasciare per strada sia per farle trovare sia per farle scomparire.
Insomma, oggi sono così e mi va anche bene, che il tempo dell'attesa a volte può essere infinito ma anche tanto dolce.
Che non si sappia cosa s'attende, poi, è una questione di poco conto.


11 commenti:

  1. Pensai a come chiedere delle informazioni. Come poteva uno stare in pace in attesa di qualcosa, anche se questa non arrivava?
    Con preoccupazione decisi di rivolgermi a papà. Diceva che ero un bambino che non sapeva chiedere. Non volevo fare brutta figura con lui. Trattengo a mente i fili di un esile colloquio. Si era di domenica mattina e tu eri uscita a comprare il giornale. Papà si radeva nel piccolo bagno che aveva la serratura difettosa e perciò la porta restava dischiusa. Mi accostai allo spiraglio e chiesi il permesso di fargli una domanda. “Sentiamo,” rispose continuando a radersi allo specchio. [...]
    Volevo sapere perché quando gli eventi tardano, uno è in attesa. Pensavo alla tua caduta in una stizza, in una tensione che trasformava d’improvviso tutta una porzione di tempo in una fissità, in un indurimento di nervi, in un’attesa.
    Chiesi perciò attraverso la porta succhiusa del bagno:
    – Perché esiste l’attesa?
    – L’attesa di che cosa?
    Feci una pausa. Riprese con tono più gentile: l’attesa di cosa?
    – Se mamma non viene, tu l’aspetti?
    – Certo.
    – Se manca la luce aspettiamo che torni?
    – Non riesco a seguirti, ma non fa niente. Sì aspettiamo che torni.
    – Per ogni cosa che fa tardi e bisogna aspettare, noi siamo sempre in attesa?
    A questo punto la mia dizione si fece più incespicata.
    – Papà, se io non voglio stare in attesa e voglio stare senza attesa, posso?»
    - Se tu sarai capace di stare senza attesa, vedrai cose che gli altri non vedono" ... "Quello a cui tieni, quello che ti capiterà, non verrà con un'attesa."

    (Ovviamente ...Erri De Luca)

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    1. Ma quanto li adoro questi tuoi commenti, anche se ecco, per il momento quel "quello a cui tieni, quello che ti capiterà, non verrà con un'attesa" me lo tengo per l'anno prossimo eh!

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  2. Vivo perennemente in una sensazione di attesa di. Una generica attesa di. Una sensazione a suo modo piacevole, a volte ti dà quel formicolio, chissà cosa potrebbe succedere, chissà. Ed è un'attesa a lungo termine: non scade mai.

    (Della perfezione e dell'imperfezione non parlo neanche. Non ho mai accettato di essere imperfetta, eppure porto i miei difetti come se fossero fiori, come se fossero spille).

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    1. Norma Norma, esattamente così la descriverei: un formicolio.
      Ti mando un chilo di sorrisi

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  3. No, basta attese.
    Ora assaporo. E sto, come arrivata.

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    1. Ecco, io invece, per il momento mi fermo...attendo un pò poi riparto :)

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  4. Meglio un post esistenziale ad inizio settimana, che alla fine.
    Essere perfetti, imperfetti, poco importa. L'importante è essere fedeli a se stessi.
    C'è da attendere, si attende. Non è mai tempo perso fino a quando dentro c'è la voglia di farlo.

    aaaaah il Ponte Carlo...

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    1. Esatto, mai tempo perso, anche l'attesa mi insegnerà qualcosa.

      Eh il ponte Carlo, come soffrocomesoffro

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  5. L'attesa ormai è una delle sensazioni che conosco meglio... eppure non si riesce a non andare avanti...

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  6. Dicevano che l'attesa dipende dal domani e spreca l'oggi, quindi suppongo che la vera impresa non sia tanto il saper aspettare, ma che l'aspettare non diventi un ostacolo del vivere ;)

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