venerdì 15 febbraio 2013

Chiacchierando su Sylvia Plath

Mi sembra giusto che il giorno in cui riconsegno il libretto universitario in segreteria debba essere il giorno del meteorite, insomma, son questi giorni da ricordare.

Non so se vi siete accorti che ultimamente io stia scrivendo piu' spesso e tutto cio' ha sicuramente a che fare con il fatto che da almeno due settimane non ho esami da studiare se non una tesi da completare e un paio di prove in laboratorio da rifinire.
Vero doodling herself, lo stendiamo il pietosissimo velo?

Insomma, in soldoni, si puo' anche dire che è fatta. Abbiamo messo il gatto nel sacco. 
Non ve lo dico che cosa faro' dopo perchè di piani non ne ho -neanche il piano B che viene dopo l'A- e non voglio cominciare dicendo che inviero' curricula a destra e a sinistra. Sicuramente andrà a finire così, probabilmente prendero' una Poderosa anche io e me ne andro' a Machu Pichu. Magari.

Sylvia Plath
Insomma, quello che volevo scrivere non era questo.
Quello che volevo scrivere è che, tra una prova e l'altra, un kebab e l'altro, è passato l'anniversario della morte di Sylvia Plath, che noi amanti di libri e lettura conosciamo più o meno bene, almeno di nome.

Ebbene, come la maggior parte sa, la nostra Sylvia ha abbandonato spontaneamente la nostra terrena vita l'11 Febbraio del 1963 all'età di 30 anni.
Sono 50 anni che viviamo senza di lei ma la leggenda nata attorno alla sua figura non ne vuole proprio sentire di affievolirsi.  Vorrei parlarvi del suo amore tormentato con il marito Ted, della relazione con la madre, del perchè la prima versione del suo unico romanzo sia uscito sotto lo pseudonimo di Victoria Lucas ma piu' che un post descrittivo voglio soddisfare una mia personale curiosità e interrogare voi lettori su un aspetto al quale ho pensato in questi giorni.

Quello di cui vorrei parlarvi e interrogarvi è sulla vostra opinione riguardo questa affermazione:  come sarebbe andata se la nostra Plath fosse nata negli anni '80 (va, facciamola nascere nel mio decennio)? 

Sylvia Plath
Sicuramente, al giorno d'oggi, non sarebbe stata una vergogna doversi affidare a professionisti della psiche (che cosa voglio dire?). Sicuramente, aprendo lo sportellino del mobile del bagno della Sylvia Plath versione born in the '80s avremmo trovato del buon caro Xanax. Un cd di Jeff Buckley sulla sua scrivania e la serie completa di Sex and the city in una cartella del suo pc. L'avremmo incontrata il venerdi' sera al solito bar con il suo Campari, noccioline ed olive, attaccata al suo tablet. Sylvia Plath sarebbe stata una tipa da tablet? Chi lo sa.

Sta di fatto che devo ancora leggere La campana di vetro e di Sylvia conosco ben poco per poterne parlare ma mi sembra comunque giusto, per chi ama i libri e non, ricordare.



2 commenti:

  1. E' buffo immaginarsi le vite degli altri, come sarebbero cambiando qualche variabile spazio-temporale.
    Non so, forse non sarebbe andata diversamente. E' vero che oggi ci sono sportelli per il disagio psicologico, ma è anche vero che questi sono ancora un tabù per molti.
    Tendenzialmente rispetto le scelte di chi vuole rimanere e di chi vuole andarsene...leggerò anche io La campana di vetro, e cercherò di capirci qualcosa in più! :)

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  2. Purtroppo non so molto di lei, a parte le cose essenziali.. Ma mi piace il fatto che tu ti sia immaginata la sua vita al giorno d'oggi.. :)

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