Centimetri, Vino e Fiadoni.

I

Io sono alta, lo sono sempre stata e, dall’età di 8 anni, sono abituata a vedere le persone dall’alto.

Sono sempre stata alta e nei negozi, quando vedo qualcuno in difficoltà che non raggiunge la felpa perfettamente ripiegata o il bellissimo vestito sulla gruccia troppo in alto, allungo con grazia –ma anche no- il mio braccio, senza mettermi neanche sulle punte, e cedo il capo tanto agognato al metro e cinquanta che vorrebbe raggiungerlo.

Sono sempre stata alta e mia madre mi porta sempre dietro quando sa di dover girare per grandi magazzini e supermercati dove le scatole di cereali sono sempre troppo arroccate sulla vetta dei loro scaffali.

Sono sempre stata alta e, a scuola, ero sempre all'ultimo banco, un po' per scelta, un po' per necessità.

Sono sempre stata alta e ogni persona che vedo in foto, senza conoscerla direttamente, penso sempre sia piu’ bassa di me perché in verità sono sempre stata abituata a guardare in basso per la maggior parte delle volte.
Sono sempre stata alta, tanto che l'unica volta che ho portato i tacchi è stata alla mia laurea triennale, cosa che mi farà desistere dal fare la stessa cosa per la specialistica, onde evitare l'effetto gigante Golia nelle foto di famiglia che vedono mia madre nelle vesti di Pollicino.

Quando incontro delle persone alte c’è sempre un feeling, una certa solidarietà da gambe lunghe, andiamo in giro con le spalle dritte e la testa alta, la coda di cavallo che ondeggia di qua e di là e  ad ogni persona che, sotto il metro e settanta, capita di camminare con noi, non fa che sottolineare il fatto che –ma dai, non ci credo, davvero?- sono proprio alta.

Che poi non è neanche vero, se fossi nata in Scandinavia probabilmente sarei di media altezza, è che qua in Italia siamo un po’ bassetti rispetto alla media e se incontri una morettona di 175 cm piu’ piuttosto che cm meno, allora pensi di stare davanti ad una vichinga con dei capelli tanto neri da sembrare tinti.

II

Lo scorso fine settimana è stato il compleanno di mia nonna. Alla bella Agnese luccicavano gli occhi quando io e mia madre le abbiamo sventolato sul tavolo uno Zaccagnini moscato che con il dolce spartano ma pieno d’amore che le ho preparato si è sposato adorabilmente.

Non so se fosse piu’ felice per il vino o per il regalo dei vicini, fatto sta che con la sua macchina nuova di zecca per fare la pasta , domani –che ricordo essere il giorno nel quale ci ritroviamo sole solette in questa casona- ci facciamo una bella quintalata di fiadoni come quando avevo 8 anni e pensavo che per trovare "lo sposo" bisognasse soltanto saper cucinare il ragu'.

Il prossimo libro in fila è Lolita di Nabokov, speriamo che la mia intensissima vita studiarola e poco festaiola mi permetta di godermelo in pace almeno nel fine settimana.