Oggi, amiZi, vi voglio fare una sorpresa, anzi non ve la faccio io ma ve la fa Cinzia (che potete trovare qui).
Cinzia l'ho conosciuta grazie ad Anna Karenina, ho imparato a conoscerla attraverso le foto dei suoi viaggi e attraverso le sue fantastiche wishlist del venerdi' che sono sicura ognuno di voi adorerà quanto me.
Quando le ho chiesto se le andava di "raccontarmi" qualcosa, in maniera molto generica e random, ho aspettato pazientemente e le sue parole alla fine sono arrivate.
Questo non è un post, questo è un regalo. Enjoy.
"In principio fu Londra: il primo
posto che ho desiderato ardentemente visitare, che non fosse una meta per le
vacanze estive in campeggio o quella di una gita domenicale. Facevo le medie,
avevo cominciato a studiare inglese e me ne ero completamente innamorata,
cominciando a coltivare la lingua con un’intensità e una passione che dura
ancora oggi. L’amore per la lingua inglese si accompagnava a quello per la
musica britannica: all’epoca non sapevo ancora chi fossero gli Smiths, che
avrei scoperto qualche anno più tardi, ma ero tra quelle che volevano
fortemente sposare Simon Le Bon. Dall’Inghilterra arrivava quindi una lingua
meravigliosa, per me fin da subito magicamente facile da comprendere, la musica
che accompagnava le mie giornate e i depliant che mandavo a prendere dall’Ente
del Turismo Britannico, sfogliati fino alla consunzione sognando di visitare
Portobello Road, negozietti punk e il Museo delle Cere (avevo tredici anni,
vivevo in provincia, perdonate la mia mancanza di gusto). E poi, a Londra non ci sono mai andata. L’ho
desiderata per anni, ho litigato con mia madre che non voleva farmi andare in
vacanza studio, l’ho sognata senza mai avere i soldi per realizzare il sogno e,
quando finalmente tale sogno poteva essere realizzato, altre mete ne avevano
preso il posto. Quindi Londra è ancora lì, un sogno un po’ sbiadito, quasi non
mi appartenesse più, come il fidanzatino di cui eri follemente innamorata al
liceo e che adesso incontri a spasso, insieme a moglie e figli, e lo osservi
distante, perché è poco più di un estraneo.
Poi venne Parigi. Ah, Parigi. Era
passato qualche anno, l’amore per la lingua inglese durava con la stessa forza
e intensità, i Duran Duran li avevo abbandonati, sostituiti da certa musica
italiana (parentesi di cui vado poco fiera) e passavo i pomeriggi a leggere i
classici. Non certo quelli che avrei dovuto leggere per la scuola, però.
Leggevo Fitzgerald, Hemingway, Simone De Beauvoir…potevo non sognare Parigi?
Certo che no. E la sognavo in grande stile: sognavo di vivere in una soffitta a
Montmartre, con un terrazzino affacciato sui tetti della città, dove fare
colazione con pain au chocolat e caffè caldo, sognavo pomeriggi seduta al Café
de Flore, passeggiate lungo la Senna e cene a lume di candela in qualche
bistrot in Saint Germain des Pres. Beh, forse avrei fatto meglio a continuare a
sognarla perché la realtà del mio viaggio a Parigi è stata ben diversa: la
soffitta romantica a Montmartre sostituita da un vecchio hotel a due stelle,
dalle pareti ammuffite e con il bagno in
comune, le colazioni a base di pain au chocolat rimpiazzate da quelle (incluse
nel prezzo) del suddetto albergo, che offriva gentilmente baguette “stagionate”
e marmellate industriali, le cene di charme a Saint Germain des Pres dimenticate
in favore di pizza e pasta in locali turistici rigorosamente italiani, perché
il fidanzato che mi accompagnava non voleva sentir parlare di cibo che non
fosse della madre patria (il fidanzato poi l’ho lasciato, vorrei che fosse
chiaro).
E infine fu il turno di New York.
New York è il sogno dell’età adulta. Non
so esattamente quando ho cominciato a sognare di visitare New York. Sicuramente
sarà stato qualche film, magari Harry ti presento Sally, forse qualche serie
TV, probabilmente Friends, oppure un libro, visto che all’università leggevo
con foga la letteratura americana. Ho sognato di vedere New York per anni,
ritagliando articoli dai giornali di viaggio, comperando guide turistiche che
invecchiavano nella libreria e accumulando libri fotografici per i quali spendevo
parte dei soldi destinati ai libri universitari (beh, tanto i miei non
leggeranno mai, posso dirlo). Ho sognato di vedere New York per così tanto
tempo che quando si è trattato di scegliere dove andare in viaggio di nozze non
ho avuto il minimo dubbio (e fortunatamente neppure mio marito). E New York non
mi ha tradita. Era esattamente come la immaginavo: cosmopolita, frenetica,
bizzarra, piena di eccessi, vitale, curiosa, affascinante, inebriante. Da
quella prima visita, a New York sono ritornata in altre tre occasioni, l’ultima
volta tre anni fa, e sono già in crisi di astinenza. Ho bisogno di respirare
quell’aria, di camminare su quei marciapiedi, di vedere quella gente e di
vagare senza meta, pronta a lasciarmi stupire a ogni angolo.
Purtroppo amo
viaggiare e vorrei vedere tutto il mondo, altrimenti ogni singola vacanza, ogni
attimo lo passerei lì, esattamente al centro del mondo. "
Uuuuuhh, ora che lo vedo concreto, questo regalo mi piace ancora di più! Bello, bellissimi luoghi, gran bei ricordi legati ad ognuno... :-)
RispondiEliminaVoglia di viaggiare portami via...anche se, diciamocelo, io viaggio per mangiare :P
Elimina'il fidanzato poi l’ho lasciato, vorrei che fosse chiaro' mi ha fatto schiantare! bellissimo post
RispondiEliminaLa Cinzia non si smentisce mai :)
EliminaVero...voglio andare a NY!!! :)
RispondiEliminaPreparo la valigia :)
EliminaPure io ci voglio andare!!!
RispondiEliminaio ho fatto le prime due tappe... Parigi per due volte (ah! la comodità di avere un'amica là che ti può ospitare!), Londra solo una... ma New York è la mia meta a lungo raggio che sogno di visitare per i miei 30 anni! me ne manca solo uno e due mesi per realizzarlo! sarà il caso di risparmiare un po'!!!
RispondiEliminaTrovo che sia una bellissima iniziativa questa, quella del condividere un po' di sè.
RispondiEliminaComplimenti
Nina di http://fragolaecannella.blogspot.it/