domenica 21 luglio 2013

Mipiacequandoscrivi: Raccontami #6 di Lila - Post-it

Non ci riesco, non riesco davvero a dire quali di questi "Raccontami" mi piacciano di piu'. Ogni volta che un blogger mi invia il suo contributo io corro subito a leggere l'allegato con occhi affamati di ripercorrere le storie altrui, gli aneddoti e le riflessioni e ogni volta finisco la lettura con un sorriso. Ogni pezzo che leggo diventa il mio preferito.
Oggi abbiamo Lila (Psycholila) <--click!. Lila è una ragazza brillante dotata di un'autoironia che non può far altro che provocare dipendenza riguardo i suoi post per una come me e per qualcuno come voi.
Le prime volte che la commentavo non facevo altro che proclamare senza vergogna il mio ammmore nei confronti delle sue produzioni. Se non l'avete ancora conosciuta virtualmente, son sicura che il contributo che mi ha inviato e che vi propongo di seguito farà in modo da legarvi a lei irreversibilmente. Pronti?

Avete presente quei foglietti colorati che vi ricordano che per fare quel dolce al cioccolato mancano le uova, quei piccoli adesivi che si fanno carico delle informazioni dell’ultimo minuto, quelli che sopperiscono alle amnesie del breve termine? Quei tanti post-it che non fanno certo una memoria più flessibile, ma almeno a me hanno regalato sorrisi e bei momenti, qualcuno da relegare in un passato che non è più il caso di riaprire e qualcun'altro che invece mi ricorda come a volte esistano incontri fortuiti, ma speciali che speri ti accompagnino per tutta la vita.

Benché fossero gli ultimi giorni di novembre, l’aria invernale aveva sostituito di colpo quella autunnale e il cielo, coperto a suo piacimento, mandava giù ad intermittenza goccioline d’acqua gelida. Era una di quelle sere che non riuscivi a capire a cosa servissero gli ombrelli: aperti erano inutili e chiusi altrettanto. Attraversai il corso per finire di fronte le porte a vetro di un bar. Quando entrai salutai con un sorriso il barista e gli feci cenno che mi sarei seduta al tavolo dietro la finestra che dava sulla strada.
I vetri appannati e bagnati miscelavano le forme dei passanti, i loro visi e le loro corazze di lana. Io, fissando quei colori mixati, mi persi nei pensieri riavvolgendo all' indietro le emozioni di una settimana appena trascorsa e sul tavolo mi ritrovai già i due caffè che avevo ordinato. Ripiombata nella realtà del bar, mi accorsi dell'arrivo di quella ragazza, che togliendosi la sciarpa con una mano, mi porse l’altra e si presentò.
“Miss Acidità”.
Ci guardammo entrambe imbarazzate e sorprese. La invitai a sedersi e le avvicinai il suo caffè. Mentre ci presentavamo ebbi come l'impressione di conoscerla da molto tempo. Aveva quel suo sarcasmo appuntito, ma ironico anche quando chiacchierava tranquillamente e il suo sorriso e la sua espressione da  volpe furba erano proprio come me li ero immaginati. Al primo sorso che diede dalla sua tazza io le precisai subito:“Al ginseng, come ti ho scritto”.
Si mise a ridere e dalla tasca del suo cappotto grigio e lungo fino alle ginocchia tirò fuori un paio di bigliettini gialli e li mise al centro del tavolo.
Anche io presi i foglietti gialli appiccicati l’un l’altro e li appoggiai sui suoi e poi li mischiai come si fa con un mazzo di carte. Si avvicinò e iniziammo a leggerli ridendo tanto, sorprendendoci di quanto le nostre acidità si fossero trasformate in poco tempo in simpatiche battute fra colleghe di lavoro sconosciute fra loro.



Quando entrai nella stanza, circa un mese prima di quell'incontro, ero solo una studentessa universitaria in cerca di occupazioni saltuarie che le permettessero di non gravare troppo sui suoi genitori in attesa della laurea.
Tante postazioni una accanto all’altra e tanti giovani ragazzi e ragazze che con le proprie cuffie ricevevano chiamate e cercavano nuovi clienti con la loro migliore verve persuasiva.
Due settimane dopo ero una di loro. Anche per me era giunto il momento di mettere le cuffie e di insediarmi nella mia consolle, davanti al mio pc, con il mio foglio pieno zeppo di contatti, la mia penna e il mio taccuino. Mi misi comoda e iniziai ad aprire i programmi inserendo per la prima volta il mio codice operatore e la password che scelsi io stessa: “simpatia”.
Dopo aver dato l’avvio e mentre aspettavo che tutto si caricasse col tempo che richiede un rottame di computer, gettai l’occhio accanto una pila di scartoffie con in cima un piccolo blocchetto di post-it gialli rettangolari. Lo presi in mano e lessi in maniera distaccata.

Cara collega i moduli che sono qua sotto sono quelli che IO ho fotocopiato per una mattinata intera. Non esistono cenerentole copiste. L’aggeggio magico è dietro all’ultima fila.

Rilessi incredula e senza pensarci due volte strappai dal blocchetto dei post-it il grazioso messaggio di benvenuto e lo misi in tasca. Sul nuovo lasciai il mio personale appunto alla collega del turno successivo.

Gen.le collega ti volevo informare che la macchinetta dalla quale ogni mattina prendi il tuo caffè è evidentemente meno magica della fotocopiatrice che cortesemente mi hai indicato. E’ risaputo che un pessimo caffè rovina l’umore. Sempre che la colpa la si possa dare solo ad un caffè.
Tanti saluti.

Mi servirono due pagine ed ero sicura che le avrebbe lette entrambe. Ridacchiavo tra me e me mentre spegnevo il monitor e salutavo i miei nuovi colleghi che si imbacuccavano prima di uscire fuori. La giornata non era andata proprio bene ma ero ugualmente felice.
Il giorno dopo non vedevo l’ora di leggere il nuovo messaggio e così, come un missile, mi diressi alla postazione dove scorsi appiccicato al lato del monitor un post-it giallo. Lo staccai e sopra vi erano scritte in stampatello solo poche lettere.

STR …=)

L’inequivocabile messaggio era indubbiamente indirizzato a me e a questo punto non mi restava che rispondere.
Quella volta e molte altre.
Le nostre conversazioni, fatte di pochi caratteri, continuarono per tutta la settimana. Avevamo imparato a prenderci in giro senza mai cadere nelle offese. Beh, a parte quello “str…” che mi ero sicuramente meritata.
Così, ad un certo punto, mi resi conto che avrei davvero voluto conoscere, e magari diventare amica, di quell'acidona che uno yogurt andato a male non era niente a confronto.
Le lasciai il solito post-it.

Per Miss Acidità da Miss Simpatia.
Gentile ed ostinata collega colgo l’occasione del guasto alla macchinetta per invitarti a dividere un vero caffè al ginseng. Dicono che berlo assieme ai colleghi faciliti la comprensione degli altri e di se stessi. Se ti va bene domani sera al bar sul corso.


Ora, in quel bar, sembrava tutto un po’ assurdo eppure eravamo l’una di fronte all’altra a bere il caffè, a ridere di noi, delle nostre cretinate e di una amicizia che stava nascendo.


Se mai vi dimenticaste di avere degli amici, segnate il loro nome su un post-it e circondatelo di fiori e scarabocchi, di frasi e ricordi. Poi prendete il telefono e l’amnesia sparirà d’un tratto, il numero si comporrà quasi da solo e quando, ridendo, vi racconterete di voi, beh allora quel post-it potrete anche strapparlo senza prima averlo ringraziato con un simpatico sorriso.

9 commenti:

  1. Mah sono capitata qui da te attraverso bloglovin.
    Non sono ancora, scusami tanto, riuscita a capire se questo racconto è tuo o di un altro blogger che te lo racconta.
    Vorrei capire me lo dici??? cosa vuoi ad una certa età avere dei lapsus è normale l'importante è arrivarci.
    Buona domenica.

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    Risposte
    1. Ciao edvige, questo racconto è di una blogger che puoi trovare qui: http://psycholila.blogspot.it/

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    2. Mi accodo qui per ringraziarti ancora una volta Vero della tua ospitalità e della bella introduzione che mi hai fatto ;)
      Baci

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    3. Son io che ringrazio te per il post shtupppppendo :)

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  2. Che bel racconto davvero. Particolare come incontro..

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  3. racconto molto bello
    anche se credo che sia una storia autobiografica e quindi i comlimenti vanno fatti alla persona

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  4. Grande Lila. Bellissimo e divertente racconto. Pare proprio che le vie dell'amicizia siano infinite :D

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