Oggi abbiamo Lila (Psycholila) <--click!. Lila è una ragazza brillante dotata di un'autoironia che non può far altro che provocare dipendenza riguardo i suoi post per una come me e per qualcuno come voi.
Le prime volte che la commentavo non facevo altro che proclamare senza vergogna il mio ammmore nei confronti delle sue produzioni. Se non l'avete ancora conosciuta virtualmente, son sicura che il contributo che mi ha inviato e che vi propongo di seguito farà in modo da legarvi a lei irreversibilmente. Pronti?
Avete
presente quei foglietti colorati che vi ricordano che per fare quel dolce al
cioccolato mancano le uova, quei piccoli adesivi che si fanno carico delle
informazioni dell’ultimo minuto, quelli che sopperiscono alle amnesie del breve
termine? Quei tanti post-it che non fanno certo una memoria più flessibile, ma
almeno a me hanno regalato sorrisi e bei momenti, qualcuno da relegare in un
passato che non è più il caso di riaprire e qualcun'altro che invece mi ricorda
come a volte esistano incontri fortuiti, ma speciali che speri ti accompagnino
per tutta la vita.
Benché
fossero gli ultimi giorni di novembre, l’aria invernale aveva sostituito di
colpo quella autunnale e il cielo, coperto a suo piacimento, mandava giù ad
intermittenza goccioline d’acqua gelida. Era una di quelle sere che non
riuscivi a capire a cosa servissero gli ombrelli: aperti erano inutili e chiusi
altrettanto. Attraversai il corso per finire di fronte le porte a vetro di un
bar. Quando entrai salutai con un sorriso il barista e gli feci cenno che mi
sarei seduta al tavolo dietro la finestra che dava sulla strada.
I vetri
appannati e bagnati miscelavano le forme dei passanti, i loro visi e le loro
corazze di lana. Io, fissando quei colori mixati, mi persi nei pensieri
riavvolgendo all' indietro le emozioni di una settimana appena trascorsa e sul
tavolo mi ritrovai già i due caffè che avevo ordinato. Ripiombata nella realtà
del bar, mi accorsi dell'arrivo di quella ragazza, che togliendosi la sciarpa
con una mano, mi porse l’altra e si presentò.
“Miss
Acidità”.
Ci guardammo
entrambe imbarazzate e sorprese. La invitai a sedersi e le avvicinai il suo
caffè. Mentre ci presentavamo ebbi come l'impressione di conoscerla da molto
tempo. Aveva quel suo sarcasmo appuntito, ma ironico anche quando chiacchierava
tranquillamente e il suo sorriso e la sua espressione da volpe furba erano proprio come me li ero
immaginati. Al primo sorso che diede dalla sua tazza io le precisai subito:“Al
ginseng, come ti ho scritto”.
Si mise a
ridere e dalla tasca del suo cappotto grigio e lungo fino alle ginocchia tirò
fuori un paio di bigliettini gialli e li mise al centro del tavolo.
Anche io
presi i foglietti gialli appiccicati l’un l’altro e li appoggiai sui suoi e poi
li mischiai come si fa con un mazzo di carte. Si avvicinò e iniziammo a
leggerli ridendo tanto, sorprendendoci di quanto le nostre acidità si fossero
trasformate in poco tempo in simpatiche battute fra colleghe di lavoro
sconosciute fra loro.
Quando
entrai nella stanza, circa un mese prima di quell'incontro, ero solo una
studentessa universitaria in cerca di occupazioni saltuarie che le
permettessero di non gravare troppo sui suoi genitori in attesa della laurea.
Tante
postazioni una accanto all’altra e tanti giovani ragazzi e ragazze che con le
proprie cuffie ricevevano chiamate e cercavano nuovi clienti con la loro
migliore verve persuasiva.
Due
settimane dopo ero una di loro. Anche per me era giunto il momento di mettere
le cuffie e di insediarmi nella mia consolle, davanti al mio pc, con il mio
foglio pieno zeppo di contatti, la mia penna e il mio taccuino. Mi misi comoda
e iniziai ad aprire i programmi inserendo per la prima volta il mio codice
operatore e la password che scelsi io stessa: “simpatia”.
Dopo aver
dato l’avvio e mentre aspettavo che tutto si caricasse col tempo che richiede
un rottame di computer, gettai l’occhio accanto una pila di scartoffie con in
cima un piccolo blocchetto di post-it gialli rettangolari. Lo presi in mano e
lessi in maniera distaccata.
Cara
collega i moduli che sono qua sotto sono quelli che IO ho fotocopiato per una
mattinata intera. Non esistono cenerentole copiste. L’aggeggio magico è dietro
all’ultima fila.
Rilessi
incredula e senza pensarci due volte strappai dal blocchetto dei post-it il
grazioso messaggio di benvenuto e lo misi in tasca. Sul nuovo lasciai il mio
personale appunto alla collega del turno successivo.
Gen.le
collega ti volevo informare che la macchinetta dalla quale ogni mattina prendi
il tuo caffè è evidentemente meno magica della fotocopiatrice che cortesemente
mi hai indicato. E’ risaputo che un pessimo caffè rovina l’umore. Sempre che la
colpa la si possa dare solo ad un caffè.
Tanti
saluti.
Mi servirono
due pagine ed ero sicura che le avrebbe lette entrambe. Ridacchiavo tra me e me
mentre spegnevo il monitor e salutavo i miei nuovi colleghi che si
imbacuccavano prima di uscire fuori. La giornata non era andata proprio bene ma
ero ugualmente felice.
Il giorno
dopo non vedevo l’ora di leggere il nuovo messaggio e così, come un missile, mi
diressi alla postazione dove scorsi appiccicato al lato del monitor un post-it
giallo. Lo staccai e sopra vi erano scritte in stampatello solo poche lettere.
STR
…=)
L’inequivocabile
messaggio era indubbiamente indirizzato a me e a questo punto non mi restava
che rispondere.
Quella volta
e molte altre.
Le nostre
conversazioni, fatte di pochi caratteri, continuarono per tutta la settimana.
Avevamo imparato a prenderci in giro senza mai cadere nelle offese. Beh, a
parte quello “str…” che mi ero sicuramente meritata.
Così, ad un
certo punto, mi resi conto che avrei davvero voluto conoscere, e magari
diventare amica, di quell'acidona che uno yogurt andato a male non era niente a
confronto.
Le lasciai
il solito post-it.
Per
Miss Acidità da Miss Simpatia.
Gentile
ed ostinata collega colgo l’occasione del guasto alla macchinetta per invitarti
a dividere un vero caffè al ginseng. Dicono che berlo assieme ai colleghi
faciliti la comprensione degli altri e di se stessi. Se ti va bene domani sera
al bar sul corso.
Ora, in quel
bar, sembrava tutto un po’ assurdo eppure eravamo l’una di fronte all’altra a
bere il caffè, a ridere di noi, delle nostre cretinate e di una amicizia che
stava nascendo.
Se mai vi
dimenticaste di avere degli amici, segnate il loro nome su un post-it e
circondatelo di fiori e scarabocchi, di frasi e ricordi. Poi prendete il telefono
e l’amnesia sparirà d’un tratto, il numero si comporrà quasi da solo e quando,
ridendo, vi racconterete di voi, beh allora quel post-it potrete anche
strapparlo senza prima averlo ringraziato con un simpatico sorriso.
Mah sono capitata qui da te attraverso bloglovin.
RispondiEliminaNon sono ancora, scusami tanto, riuscita a capire se questo racconto è tuo o di un altro blogger che te lo racconta.
Vorrei capire me lo dici??? cosa vuoi ad una certa età avere dei lapsus è normale l'importante è arrivarci.
Buona domenica.
Ciao edvige, questo racconto è di una blogger che puoi trovare qui: http://psycholila.blogspot.it/
EliminaMi accodo qui per ringraziarti ancora una volta Vero della tua ospitalità e della bella introduzione che mi hai fatto ;)
EliminaBaci
Son io che ringrazio te per il post shtupppppendo :)
EliminaChe bel racconto davvero. Particolare come incontro..
RispondiEliminaracconto molto bello
RispondiEliminaanche se credo che sia una storia autobiografica e quindi i comlimenti vanno fatti alla persona
Beh... Lila è Lila! :-)
RispondiEliminaGrande Lila. Bellissimo e divertente racconto. Pare proprio che le vie dell'amicizia siano infinite :D
RispondiEliminaGrande lila :)
RispondiEliminaCiao vero!